Il suo percorso di donna e artista. Quali elementi differenziano l’opera di una donna da quella di un uomo?

Non c’è diversità di operare a livello manuale, a livello psichico sì. Noi donne abbiamo una capacità di andare più in profondità ed anche con maggiore sincerità. Comunque… è una domanda imbarazzante perché ci si scopre contemporaneamente uguali e diversi. Siamo uguali ma anche in “opposizione”, costruttiva o purtroppo anche distruttiva. In realtà quando guardo un’opera non so distinguere se è di un uomo o di una donna, il risultato è senza identità sessuale. Forse si arriva alla stessa cosa ma attraverso percorsi distinti… è come se ci fossero differenti ostacoli da eliminare, la donna deve cancellare sensi di colpa, autodistruzione,  falsa idealizzazione, l’uomo deve abbandonare la razionalità, l’idea che la parte cosciente sia la più importante. Sono processi diversi di libertà e coraggio per raggiungere una dimensione che è una sorta di stato sognante, una dimensione non cosciente, irrazionale, che è poi quella alla base dell’atto creativo.

Tra la vocazione artistica e la raggiunta autonomia c’è stato un divario? Ha fruito del sostegno della famiglia?

Ho avuto la grande fortuna di avere una zia scultrice tedesca, io sono dell’Alto Adige. I miei genitori avevano intuito in me doti artistiche, mi hanno indirizzato verso la musica ed io ho studiato per nove anni pianoforte al Conservatorio, incapace di ribellarmi. Poi però ho rivoluzionato tutto, mantenendomi da sola ho iniziato a frequentare l’Università… ma sono stata molto cauta perché temevo che buttarmi solo a dipingere sarebbe stato pericoloso. Così ho fatto Lettere e Filosofia: ritenevo che la conoscenza della storia dell’uomo fosse un fondamento sicuro, ho insegnato e poi è venuto un altro momento in cui, con grande ansia, ho deciso di darmi tutta alla pittura. Mi sono trasferita a Bologna e a Modena. La situazione di provincia mi ha aiutato, in Alto Adige la discriminazione è molto contenuta. In famiglia un’artista donna era addirittura auspicata…poi, venendo a Roma, ho avuto qualche contrasto con la società che paradossalmente è più conservatrice.

Non le mancano i suoi paesaggi?

Sono bipolare, ho una piccola casa nel bosco… Mi fa bene a volte andare alle sorgenti, dell’esistenza e dell’essenza artistica. Poi amo l’aria tersa e la solitudine: nella mia prospettiva convivono il Mediterraneo e le Alpi.

Racconti, se si è verificato, un episodio determinante per la sua scelta professionale.

Ho vinto il primo premio al primo concorso di pittura. Io lavoro di notte e mi alzo tardi, quindi sono arrivata in ritardo, ma non avrei mai pensato di vincere: hanno dovuto rifare la premiazione con i fotografi perché non c’ero. E’ stato un riconoscimento che mi ha fatto pensare che valesse la pena di tentare.

Investimenti privati e finanziamenti pubblici: cosa pensa della relazione tra denaro e cultura?

La contraddizione è che l’opera artistica è unaimmagine inutile, di bellezza, eppure è una merce. Mi piacerebbe che accadesse come con il mecenatismo del 1400 o del 1500 o come si idealizzava in un mondo “comunista”, dove gli artisti sono sostenuti dalla Stato. Invece siamo immersi in un Capitalismo che ha mercificato in modo violento l’arte

L’essere donna è stato un vantaggio, un ostacolo o un aspetto ininfluente?

Un evidente svantaggio all’inizio… ricordo un gallerista di Livorno che mi disse che ero la prima donna ad entrare in galleria perché “le donne non sono “inaffidabili”… e poi ho rifiutato tante cose come donna. Adesso forse ci sono dei lati positivi; trovo sia molto più facile per me che per i miei colleghi pittori e scultori, quando interrompo il lavoro e mi separo dalla dimensione creativa, io ho meno rabbia… e così ritorno a pitturare più libera. E poi la donna è più notturna… e, se posso, più irrazionale.

Quali tematiche privilegia e a cosa sta lavorando?

La mia è una specie di autobiografia, proiettata sul come raggiungere la fonte delle immagini e dei pensieri, il tentare di rendere visibile l’invisibile, le dimensioni di pienezza, vitalità, solitudine, rapporto e separazione tra gli esseri umani. A Palazzo Valentini a Roma nel 2008 ho esposto su materia, energia e pensiero, in tre sale, ognuna era legata ad un elemento, il percorso andava a scoprire che la materia, attraverso l’energia, fa emergere la vita del pensiero. Ho rappresentato più volte Giordano Bruno, il rifiuto di Giordano Bruno, che è un concetto psichico preciso… dire di no al costituito… l’arte non può essere altro che ribelle e atea Non interessa a chi crea dipingere favole ( pensiamo a Caravaggio) anche se poi le si veste di forme comprensibili. Ma la gente che guarda, ama e si emoziona per il contenuto più profondo.

Ha qualche consiglio da dare ad artiste emergenti?

Non aver timore di lasciarsi andare, rischiare le proprie sicurezze, togliersi i sensi di colpa, cercare la propria origine creativa.

Intervista di Maura Sesia in Saperi e creatività delle donne RETE VIRGINIA, 29 febbraio 2012
in occasione della mostra CARTADILUCE, La Feltrinelli di Latina, marzo-aprile 2012