L’idea dell’Infinito, nel senso temporale di Eternità, è raccontata e probabilmente nata con la prima scrittura che si conosca.  Eridu, Uruk, Akkad, Ur, Ebla: le città dove fioriva la civiltà del III millennio o addirittura precedente. I frammenti ritrovati parlano di Dèi immortali ed Eroi in cerca dell’immortalità. Infinita è l’angoscia che prese Gilgamesh quando scoprì il limite della propria esistenza, osservando il compagno morire e tornare polvere. Quando il serpente gli rubò la pianta raccolta in fondo al mare e con lei l’ultima illusione di immortalità, si sedette e pianse, ma nella sua ricerca aveva scoperto i segreti dell’Universo, aveva imparato ad essere uomo. A quell’epoca le divinità femminili erano considerate generatrici dell’Universo e dei suoi abitanti, e Belet-Kullat-Ilani era la dea madre “Signora di tutti gli dèi”.
Nel II millennio i limiti della vita si combattono con il culto dei morti. Le religioni antiche non prevedevano inizialmente la possibilità della vita ultraterrena per tutti gli uomini. In Cina il privilegio di una vita ultraterrena era concesso solo ai nobili e la protezione del defunto divinizzato serviva a tenere lontano demoni, malattie, avversità. Nel Medio Regno della cultura egizia, si assiste alla democratizzazione del rito funerario; tutti possono aspirare alla vita eterna e non solo il re, come nell’Antico Regno. Si stabilisce che “per essenza siamo tutti uguali, ricchi e poveri”. Si diffonde il culto del dio dei morti Osiride e l’idea del giudizio dopo la morte, che assicura l’eternità della vita ultraterrena solo a chi avrà compiuto opere buone: dar pane all’affamato, acqua all’assetato, vesti all’ignudo, protezione alla vedova e all’orfano.
Nel corso del I millennio a.C. la civiltà greca, che si identificava con quella Achea, era ancora politeista e antropomorfa ma, per la prima volta, le divinità maschili oscurano quelle femminili. Il popolo ebraico, che riservava il culto al solo Yahweh, ammetteva anche l’esistenza degli dèi dei popoli stranieri: era monolatro e non ancora monoteista. Nella prima letteratura religiosa, l’Antico Testamento, ritroviamo l’influenza delle religioni antiche e in particolare di quella mesopotamica (il diluvio), egizia (la provvidenza) e persiana (la fine del mondo, la resurrezione dei morti, angeli e demoni).

Nella più antica filosofia greca, a metà del primo millennio, Talete, Anassimandro e Anassimene si chiedono dell’origine dell’universo e dell’uomo e nella natura trovano tutto ciò che serve per generare il mondo (acqua, terra e aria). Possiamo scorgere sotto questi elementi primordiali una immagine di infinito? Forse, seguendo la traccia segnata dal semitico “apar”, l’accadico “eperu”, il biblico “afar” (polvere, terra), con il termine greco άπειρος  (innumerevole, indefinito) Anassimandro voleva trasmettere l’idea delle innumerevoli particelle di cui è costituita la terra come principio primo di ogni cosa? Cosa intendeva il filosofo milesio?
Il termine άπειρος viene utilizzato più tardi anche da Aristofane per indicare un anello senza sigillo o stemma (sconosciuto?).
Se è lecito formulare delle ipotesi possiamo pensare che Anassimandro abbia lasciato volutamente oscuro il suo dire e che abbia scelto il termine άπειρον per indicare qualcosa di cui non si poteva fare esperienza, di insondabile, inestricabile (da πειραω: provo, sperimento, conosco per esperienza con radice πειρα, prova, conoscenza acquisita) non perché divino, ma perché composto da innumerevoli, infinite parti.
E’ un concetto che, in termini materialistici, riprenderà l’atomista Democrito.
D’altra parte l’origine materiale dell’Universo si trova in tutta la mitologia antica: in Ea, il dio accadico delle acque sotterranee “vivificatrici della terra”, che si stacca da un pezzo di terra, in Afrodite, in origine dea delle acque fecondatrici, in Era, la dea greca terra, in Geb il dio-terra egizio che insieme con Nut generò il sole Ra. Dalle civiltà antiche viene una concezione sostanzialmente naturalistica delle origini dell’universo e dell’uomo, che si genera dalla polvere e polvere torna ad essere. L’infinito è qui inteso in senso quantitativo e non qualitativo: sono i primordi dell’infinito matematico? Si dice che Pitagora fu discepolo di Anassimandro.
Accanto alla ricerca sulla natura si sviluppa un’indagine più intima, all’interno dell’uomo, per conoscere se stesso. Eraclito coglie il movimento continuo delle cose e la profondità infinita dell’essere dell’uomo: «Tu non troverai i confini dell’anima, per quanto vada innanzi, tanto profonda è la sua ragione», ma si ferma di fronte alla incomprensibilità e incomunicabilità del “mondo fittizio e isolato” del sonno. All’infinito eracliteo si contrappone la “finitezza” di Parmenide, suo contemporaneo, che concepisce l’essere dell’uomo e della natura come presenza immobile e immutabile e non ammette il non essere: nega ogni possibilità di trasformazione.
Lo scorrere del tempo, negato da Parmenide, era noto ai fisici antichi, che non si allontanavano dalla conoscenza sensibile per pensare solo con la ragione.

Già dalle origini si osservano gli astri e «i Babilonesi avevano già appreso, nella consuetudine col cielo, la disciplina che insegnava ad interpretare il messaggio giunto dalle costellazioni alla Terra». Lo studio dell’ordine dell’Universo si fonde con le prime cognizioni matematiche: Pitagora e la sua scuola cercano in una struttura quantitativa e matematica (quindi misurabile) la verità della realtà del mondo e degli uomini. Ma all’ordine misurabile di tutte le cose si oppone il concetto di illimitato ed ecco che il limite, che rende possibile la misura e l’illimitato, che la esclude, costituiscono la prima opposizione da cui derivano le altre otto opposizioni fondamentali: Impari, pari; Unità, molteplicità; Destra, sinistra; Maschio, femmina; Quiete, movimento, Retta, curva; Luce, tenebre; Bene, male; Quadrato, rettangolo. Secondo i pitagorici il limite (l’ordine) è la perfezione e tutto ciò che si trova dalla stessa parte della serie degli opposti è bene, ciò che si trova dall’altra parte è male. Se proviamo a rappresentare la serie di opposti in funzione della contrapposizione “maschio, femmina” abbiamo:

Limite                                                 Illimitato
Impari                                                 Pari
Unità                                                  Molteplicità
Destra                                                Sinistra
Maschio                                             Femmina
Quiete                                                Movimento
Retta                                                  Curva
Luce                                                  Tenebre
Bene                                                  Male
Quadrato                                            Rettangolo

Nonostante questa drammatica rappresentazione di lotta tra opposti, tutto dovrebbe conciliarsi nell’armonia, principio e vincolo degli opposti stessi, a cui tutto tende.
L’armonia è “unità del molteplice e concordia del discordante” (Filolao, V secolo) e, nell’uomo, l’anima è armonia tra gli elementi contrari che compongono il corpo.
Se, più tardi, Platone contesterà questa visione dell’anima, perché ne compromette l’immortalità, lo stesso filosofo abbraccia il pensiero pitagorico ritenendo il numero la base del pensiero umano: «ignorando il numero si perderebbe la stessa facoltà di pensare e giudicare e non si vivrebbe che di sensazioni e ricordi». Il λόγος è basato sul numero, è analogia, relazione, corrispondenza, è sinonimo di rapporto, in particolare, rapporto tra numeri.
E’ quindi l’impostazione fondamentalmente razionale del pensiero che unisce i due filosofi, e forse si può intravedere tra le opposizioni individuate dai pitagorici, anche quella tra razionale e irrazionale (uomo donna?).
Il λόγος entra nel mondo greco come verità, legge, giustizia, unica forma elevata di pensiero: chi non ha accesso al λόγος non è umano. I Pitagorici, come anche Parmenide, Eraclito, Platone, Aristotele, non concepiscono l’uguaglianza umana e, posto che le differenze esistono, questi ultimi si preoccupano di definire chi è l’ “Uomo vero”: lo fanno coincidere con l’adulto, maschio, libero e greco. La donna, il bambino, lo schiavo non sono dunque esseri umani perchè incapaci di intendere il greco o il discorso secondo ragione (λόγος )
Tutto questo sembra non tener conto che già due o tre secoli prima di Pitagora, ben prima della nascita della filosofia, era nota l’esistenza di grandezze geometriche non commensurabili, rappresentate numericamente con i numeri irrazionali. Questi sono numeri che non possono essere rappresentati sotto forma di frazione, cioè in forma razionale, come rapporto tra due numeri interi. Il lato e la diagonale di un qualsiasi quadrato sono due grandezze incommensurabili tra loro e il loro rapporto è definito con il simbolo √2. Allo stesso modo è impossibile definire un rapporto razionale tra le lunghezze di una circonferenza e del suo raggio, che viene rappresentato con il simbolo p. Se Platone aveva già cognizione del procedimento di successiva approssimazione che tende al valore di √2, a cui allude nei suoi scritti (Repubblica, 546 c), Aristotele ed Euclide sapranno rappresentare le grandezze incommensurabili solo attraverso la geometria.
A quel tempo rappresentare ciò che è indefinito, infinito, irrazionale (√2 o π) è più facile attraverso una figura geometrica (triangolo, quadrato o circonferenza), mentre risulta più difficoltoso effettuare calcoli: i greci infatti conoscono il sistema decimale, ma non possiedono il concetto di zero, introdotto più tardi dagli arabi.
La geometria era al tempo stesso la scienza del limite e dell’illimitato. Con la geometria si definiva il limite dei corpi, ma la loro superficie non veniva descritta con una linea. Era chiamata dai pitagorici croiά, cioè colore, perché ogni corpo era visibile in quanto si distingueva dagli altri oggetti tramite il colore, ed anche Aristotele spiegava che la qualità cromatica dei corpi era inseparabile dal limite (πέρας) e quindi dal loro contorno geometrico.

Occorre qui fermarsi e fare qualche considerazione sul metodo utilizzato dai greci per la ricerca. A Socrate dobbiamo il metodo induttivo cioè il ricavare dall’osservazione di casi particolari un concetto generale. I concetti di Socrate erano di natura etico-pratica  e dovevano indicare all’uomo saggio come avrebbe dovuto essere il suo vivere ed operare tra gli uomini: Socrate non si occupava della Natura e la sua fede religiosa non era altro che la sua filosofia. A differenza dei suoi successori, Platone e Aristotele, considera l’uomo una unità indivisibile in cui il sapere è totalità dell’essere e del comportamento e non solo attività dell’intelletto, e la virtù non è semplice conformismo alle opinioni correnti, ma è ricerca continua dei valori su cui la vita deve fondarsi: «Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta dall’uomo» (Platone, Apologia di Socrate).
L’origine della conoscenza è quindi per Socrate osservazione critica della realtà particolare e “induzione” di principi universali. In questa “esperienza” non c’è però passività, come sosterranno successivamente gli Stoici, ma c’è un’attività di pensiero che, in base alle conoscenze acquisite determina il comportamento come necessaria conseguenza. Anche gli Stoici osservano la realtà e ne fanno esperienza (empirismo), ma questa viene ricevuta passivamente e la sua rappresentazione s’imprime nell’anima che è una tabula rasa (Cleante di Asso). Non si può derivare da un’esperienza un concetto universale, ma solo una “nozione comune, naturale, dell’universale”: la realtà rimane sempre soggettiva.
Nello stesso periodo (III secolo a.C.) si sviluppa in Egitto la scuola scientifica di Alessandria, di cui fa parte il matematico Euclide, che per primo applica in maniera rigorosa il metodo deduttivo della ricerca, anticipato da Aristotele nell’Organon. Euclide non ha bisogno di ricorrere all’esperienza e dimostra ogni teorema partendo dal teorema precedente e da questo risale ad altri ancora, fino ad arrivare ai principi primi che possono essere evidenti per se stessi (assiomi) o non del tutto evidenti, ma necessari alla costruzione matematica (postulati). La geometria euclidea si basa proprio su un rigoroso metodo dimostrativo e, per questo, è stata a lungo considerata la scienza per eccellenza.
Seguendo questo metodo Euclide scrive anche un trattato di Catottrica o teoria della riflessione della luce e un trattato di Ottica o teoria della prospettiva: «Dico che due grandezze parallele appaiono di differente lunghezza, e sempre più grande quella più vicina di quella più lontana» (Ottica, 6, 2).
Dopo di lui Aristarco di Samo formulò la teoria eliocentrica dell’Universo basandosi sulla considerazione che non è naturale che il Sole, di dimensioni maggiori rispetto alla Terra, ruoti intorno a questa. Già i Pitagorici avevano ammesso la rotazione della Terra attorno ad un corpo centrale (il fuoco originario), grazie alle loro osservazioni astronomiche, ma quando Aristarco enunciò la sua teoria, ammettendo il movimento annuale della Terra e considerando le stelle come corpi fissi posti su una sfera immobile di raggio infinitamente grande, lo stoico Cleante lo attaccò ferocemente, sostenendo che doveva essere processato per empietà perché tentava di spostare “il focolare dell’universo”.  Alla fine del 1400 Copernico porrà fine ad ogni dubbio archiviando definitivamente il sistema geocentrico, che si legava ad una interpretazione letterale del testo sacro, ma dapprima i luterani e poi la chiesa cattolica condannarono la teoria copernicana come “assurda in filosofia e formalmente eretica”: Galileo abiurò e Giordano Bruno fu condannato al rogo.
Lo sviluppo della scuola di Alessandria continuò con Archimede e con Eratostene, che compose un grande trattato di geografia sistematica: si cominciava ad osservare la terra e a definire negli scritti lo spazio degli uomini.
Alessandro il macedone aveva già sconfitto i persiani, riunito Oriente e Occidente e si era spinto fino in India, considerata, forse, il limite del mondo. La cultura greca e orientale si fondono nel mondo ellenistico, anche se la ricerca scientifica sembra più libera in Egitto che non in Grecia, tant’è che anche gli studi medici si affermano e avanzano ad Alessandria grazie alla dissezione dei cadaveri, qui consentita al contrario che in Grecia. La scuola medica alessandrina era dichiaratamente in contrasto con ogni dogmatismo dottrinale.
Negli ultimi due secoli prima di Cristo la cultura scientifica non era più in primo piano e occupava solo una ristretta cerchia di intellettuali. Il popolo era sensibile soprattutto alle pratiche magiche e religiose provenienti dall’Oriente, contro cui combatté strenuamente Lucrezio Caro. Di ispirazione epicurea, il De rerum natura inizia con un Inno a Venere e con l’esaltazione della figura di Epicuro. Lucrezio, con lo splendore della sua poesia, tenta di liberare la classe dirigente romana dalla religio (superstizione) e dalle azioni efferate che essa ispira (il sacrificio di Ifigenia) e di convincerla della natura finita del corpo e dell’anima, che, diffusa in tutto il corpo, permette la percezione e le sensazioni fisiche. Anima e corpo, costituite da atomi, sono mortali, pertanto sono vane le paure degli uomini per la morte e il castigo dopo di essa: quando la morte ci coglie noi non siamo più.

La fine delle speculazioni e delle osservazioni libere dal pensiero religioso si ebbe con l’avvento del cristianesimo. La stessa scuola di Alessandria si tramuta in scuola cristiana ed il pensiero filosofico torna indietro richiamandosi a Platone; ciononostante in Egitto gli studi scientifici continuano ad essere attivi. Si sviluppa l’alchimia grazie a Maria l’Ebrea, alla stessa Cleopatra, a Zosimo da Panopoli e alla sorella Teosebia. La matematica e filosofa Ipazia, all’età di 31 anni assunse la direzione della Scuola neoplatonica di Alessandria e condusse studi di aritmetica, geometria, astronomia, meccanica e tecnologia applicata. Raccolse in un’opera di tredici volumi tutte le conoscenze matematiche ed astronomiche del tempo e inventò l’aerometro, che determina il peso specifico di un liquido, e l’astrolabio piano, costituito da due dischi metallici forati, ruotanti uno sopra l’altro, che veniva utilizzato per calcolare il tempo, per definire la posizione del Sole, delle stelle e dei pianeti. Una tale libertà di ricerca, per di più condotta da una donna dalla vita indipendente, impegnata nella politica, non era conciliabile con il credo religioso emergente. Nel 412 il vescovo Cirillo, divenuto Patriarca di Alessandria, si inserisce abilmente nel conflitto sociale in atto tra le diverse etnie presenti in città e, dopo la cacciata degli ebrei, inizia l’epurazione degli “eretici” neoplatonici. Ipazia muore nel 415 per mano di un gruppo di cristiani, che le tendono un agguato e la fanno a pezzi.
La filosofia si sviluppa come Patristica e, più tardi, come Scolastica, i cui seguaci si interrogano sulla natura di Dio, sul destino dell’uomo, sul Bene e il Male. Il Λογος è Verbo di Dio e la filosofia non si propone più di formulare nuove dottrine o concetti, ma di comprendere una verità già rivelata dai testi sacri. La religione cristiana esclude nel suo stesso principio la ricerca e si impone come accettazione di un insieme di credenze, aprioristicamente vere perché testimoniate dall’alto.
Agostino, divenuto vescovo di Ippona nel 395, si impegna nella difesa del pensiero cristiano in polemica con il manicheismo sull’origine del male e con la dottrina di Pelagio, che contesta la colpa del peccato originale. Agostino sostiene con forza che l’Umanità è a tal punto indebolita dal peccato originale e incapace di resistere al Male che non può sperare nella salvezza se non con un intervento straordinario di Dio. La visione dell’uomo e del suo destino si fa sempre più pessimistica.
Il crollo dell’impero romano e la paura per l’arrivo di nuove popolazioni dal nord spingono verso un pensiero religioso che non cerca più nulla. Nel 476 Odoacre depone l’ultimo imperatore romano d’Occidente e nel 529 l’imperatore Giustiniano chiude l’antica Accademia ateniese di Platone e ne confisca i beni: è l’ultimo ostacolo all’affermazione di Costantinopoli come nuovo centro culturale e spirituale dell’impero cristiano d’Oriente.
Durante l’Alto Medioevo, la lenta ripresa culturale d’Occidente viene affidata interamente all’organizzazione ecclesiastica, monaci e vescovi.

E’ il 570. Nasce Mohammed il Profeta, che a partire dal 610, anno della prima rivelazione, fino al 632, anno della sua morte, diffonde nel mondo i precetti del Corano “fatto scendere su di lui” da Allah.
Al contrario di Cristo, Mohammed è un uomo fortunato, «che sogna un mondo diverso in gioventù, realizza i suoi sogni nella maturità e nella vigorosa vecchiaia, pieno di successo con le donne e che piega alla sua volontà anche i nemici più accaniti». La vita del musulmano non deve essere una vita di sofferenze, ma deve tendere alla realizzazione piena, anche nella sessualità (la castità è fortemente contrastata). Se l’uomo cristiano è creato ad immagine e somiglianza di Dio, non c’è nulla di simile tra l’uomo e Allah: questi è incorporeo e per ogni suo attributo è infinitamente “più” dell’uomo: è infinitamente diverso dall’uomo. L’uomo può solo “annullarsi” nell’immensità di Allah in un rapporto diretto, senza alcuna mediazione gerarchica. L’infinito islamico è più un “indefinito”, una entità senza contorni certi, che non può essere costretta nei limiti di un’immagine definita; il concetto di eternità non viene chiaramente associato ad una vita futura dopo la morte o ad una punizione eterna per i peccatori. Senza limite è invece la ricompensa che Allah ha preparato per gli uomini e le donne credenti.
Nel cristianesimo, di derivazione greca, l’immagine divina è definita e antropomorfa e l’iconografia è parte integrante del culto. L’infinito cristiano è soprattutto nel concetto di vita ultraterrena, in particolare nell’irreversibilità della punizione infernale.
La vita stessa dell’uomo è il risultato, nel cristianesimo, di una punizione eterna dovuta al peccato originale. Nel Corano scompare la responsabilità specifica della compagna di Adamo nell’atto di disobbedienza a Dio, che viene trasferita su Satana, e Dio condanna, è vero, Adamo alla vita sulla terra, ma, Misericordioso, gli offre il perdono e la possibilità di una vita felice in cambio della sua fede (Sura della Vacca).
La donna, essere inferiore nel mondo greco e romano, non trova riscatto nel nuovo credo religioso cristiano, che si pone in stretta continuità con le concezioni platoniche e aristoteliche. Secondo una recente ricostruzione si fa l’ipotesi che l’uomo, che prima della filosofia greca veniva rappresentato come giovane bellissimo e dedito all’amore (favola di Amore e Psiche forse di origine persiana) provocherebbe la crisi della giovinetta (Psiche si perde di fronte alla bellezza solo “sentita” dell’amante e lo ferisce profondamente con l’olio bollente della lampada); ma poi è l’uomo ad entrare in crisi e a  diventare “bestia” (favola della Bella e la Bestia) quando realizza l’identità umana come Ragione, che diventa quindi solo maschile. L’uomo diventerebbe “bestia” quando nega alla donna l’identità umana. Ipotesi affascinante se si pensa che una conseguenza diretta del pensiero greco e cristiano-cattolico è che l’uomo puro deve astenersi dai rapporti sessuali che lo corrompono (invito al celibato per i sacerdoti) oppure finalizzarli alla sola procreazione all’interno del matrimonio, cioè limitarli ad un fine di utilità. La donna è fattrice, da una parte, e diavolo tentatore (Eva) dall’altra.
Nella svolta tra il primo e il secondo millennio le donne, dapprima raccoglitrici di erbe curative e depositarie della medicina pratica del tempo, in particolare in ostetricia e ginecologia, furono improvvisamente accusate di imbastire riti magici allo scopo di produrre malefici. La loro prassi irrazionale, basata perlopiù sulle sensazioni e sul rapporto interumano comincia a far paura perché viene intesa come un potere misterioso, che non conosce limite.

Nello stesso periodo anche qualcos’altro cominciò a far paura: il mondo islamico si era enormemente diffuso e tra il VII e il X secolo i suoi confini abbracciavano tutto il Nord Africa, la Spagna, lambivano la Francia e l’Italia, si estendevano lungo l’Arabia, tutto il Medio Oriente e raggiungevano l’attuale Afganistan.
«C’era una volta, verso la metà dell’VIII secolo, un giovane intrepido di nome Abd al-Rahman, che abbandonò la sua casa a Damasco, il cuore dell’Islam nel Vicino Oriente, e si avventurò nel deserto nordafricano in cerca di rifugio. Damasco era divenuta un mattatoio per la sua famiglia, gli Omayyadi, che avevano condotto i musulmani fuori dal deserto arabico nei fertili altipiani della Mezzaluna: tranne lui, tutti gli antichi signori erano stati sterminati dai rivali Abbassidi, che avevano assunto il controllo del grande impero chiamato “Casa dell’Islam” »
Il giovane Abd al-Rahman, figlio di una donna berbera, aveva vent’anni quando, nel 750, raggiunse il Maghreb, il “Lontano Occidente”.
Da lì attraversò lo stretto di Gibilterra e sbarcò in Hispania (al-Andalus in arabo), conquistando, appena sei anni dopo, Cordoba: ne fece la sede del nuovo califfato degli Omayyadi. I nemici Abbassidi avevano nel frattempo spostato la capitale dell’impero islamico da Damasco a Bagdad e il loro regno si estendeva fino in India, cosicché, in un periodo considerato oscuro per la cultura greco-romana, fioriva un’epoca d’oro di integrazione culturale nel mondo islamico. I Popoli del Libro (ebrei e cristiani) convivono pacificamente con i musulmani: il vescovo cristiano fa parte, insieme al ministro ebreo e senza destare scandalo, del corpo diplomatico del Califfo. E’ la storia del fiorente alto medioevo europeo, in cui il nuovo impero occupa quasi esattamente i confini del mondo romano mediterraneo del II secolo. Con le merci trasportate dal fitto traffico delle navi mercantili, arrivano da Bagdad anche le traduzioni in arabo dei testi degli antichi greci e le grandi opere mediche dono dei bizantini. In quel periodo (IX secolo) un certo Roberto di Ketton, esploratore e studioso che lavorava nelle biblioteche di Toledo, tradusse in latino l’Algebra (al-giabr) opera di al-Khuwarizmi, il cui nome fu tradotto da Roberto con Algoritmi, e introdusse nell’Europa latina il “sistema numerico arabo”. Tale sistema, che era un adattamento di quello indiano, rese possibili calcoli complessi, grazie all’introduzione dello zero, sconosciuto nel sistema latino, e della notazione posizionale, in cui la posizione della cifra assume il significato di decimale. La stupefacente biblioteca di Cordoba conteneva circa seicentomila testi in un’epoca in cui la più grande biblioteca cristiana d’Europa ne conteneva circa quattrocento.
Così, nel X secolo, al-Andalus diventa il cuore culturale d’Europa.
Nel giro di pochi anni l’arabo e il latino vengono parlati e scritti dalla maggior parte degli abitanti di al-Andalus: «Ahimè! Tutti i giovani cristiani di talento leggono e studiano con entusiasmo i testi arabi; mettono insieme immense biblioteche molto costose; disprezzano la letteratura cristiana giudicandola indegna di attenzione. Hanno dimenticato la loro lingua. Per ogni persona capace di scrivere una lettera in latino a un amico, ve ne sono mille che sanno esprimersi in arabo con eleganza e scrivono poesie in questa lingua meglio degli stessi arabi» (Paolo Álvaro, letterato cristiano del IX secolo).
Quattrocento anni dopo l’Alhambra, la meravigliosa città fortificata di Granada, ultima roccaforte musulmana andalusa, diventa la dimora dei monarchi cattolici di Spagna. Maometto XI, ultimo dei Nasridi, aveva capitolato e consegnato a Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona le chiavi della città in cambio della garanzia di libertà di culto per ebrei e musulmani. Solo tre mesi dopo gli Accordi di Capitolazione vengono abrogati e viene firmato un Editto di espulsione degli ebrei, i musulmani sono costretti a convertirsi, viene proibita la lettura dei libri e molti di questi vengono bruciati.
E’ il 1492 e dal porto di Palos salpano tre caravelle con a bordo un interprete ebreo che conosce la lingua che di sicuro sarebbe stata compresa nelle Indie: l’arabo. Cristoforo Colombo voleva superare i confini del mondo e scoprire un “luogo indefinito”: Απειραίη l’aveva chiamato Omero, il luogo della fantasia.

Carla Severini
dal catalogo “Uomo Donna Infinito” di Roberta Pugno, 2007

أصل الزوجين

فكرة الأزلية، بالمعنى الزمني للخلود، جاء ذكرها وربما نشأت مع أول كتابة عرفها الإنسان.   اريدو، أوروك، آكاد، هور، إلبا: المدن التي ازدهرت فيها الحضارة قبل ثلاثة آلاف سنة، وربما قبلها.  تحكي الآثار الباقية من هذه المدن عن آلهة لا تموت وأبطال يبحثون عن الخلود.  كان الجزع عظيما عند جلجامش عندما اكتشف محدودية وجوده، وهو ينظر إلى صديقه يموت ويعود إلى التراب.  وعندما سرق منه الثعبان النبتة التي حصل عليها من أعماق البحر والتي كانت آخر آماله الوهمية في الخلود، راح يبكي، ولكنه كان قد اكتشف في بحثه أسرار الكون، وكان قد تعلم أن يكون إنسانا.  في تلك الفترة كانت الألهة النسائية تعتبر هي أصل الكون، وأصل سكانه، بليت كولات إيلاني هي الإلهة الأم (سيدة الآلهة جميعا).

     وفي الألفية الثانية كانت قيود الحياة تتصارع مع عبادة الأموات.  في البداية لم تكن الأديان القديمة تعرف إمكانية الحياة الآخرة لجميع البشر.  ففي الصين كانت الحياة الآخرة مقصورة فقط على النبلاء وحماية الميت المؤله كانت تستهدف حمايته من الأرواح الشريرة والأمراض والعداوة.  وفي الدولة الوسطى في الحضارة المصرية القديمة شهدنا دمقرطة الطقوس الجنائزية؛ وأصبح الجميع يتطلعون إلى الحياة الأبدية وليس فقط الملك، كما كان الحال في الدولة القديمة.  وأصبح من المستقر أننا” جميعا متساوون في الجوهر، أغنياء وفقراء”. وشاعت عبادة إله الأموات اوزوريس وآلهة الحساب بعد الممات، التي تضمن خلود الحياة الآخرة لمن أحسن عملا:  أطعم الجائع وروى العطشان وكسا العريان وحمى الأرملة واليتيم.

     وخلال الألفية الأولى قبل الميلاد كانت الحضارة الإغريقية والتي تتطابق مع الحضارة الآشية كانت لا تزال متعددة الآلهة، وإنسانية الطابع، ولأول مرة غطت الآلهة الرجالية على الآلهة النسائية.  والشعب اليهودي الذي كان يحتفظ بالعبادة لياهو دون ما عداه كان يعترف بوجود آلهة الشعوب الأجنبية: كان لا يزال يعبد إلها بعينه، ولم يصبح بعد توحيديا.  في الأدبيات الدينية القديمة، مثل العهد القديم، نعثر على تأثير الأديان القديمة، وبصفة خاصة الموجودة فيما بين النهرين (الفيضان) والمصرية القديمة (العناية الإلهية) والفارسية (نهاية العالم وبعث الأموات والملائكة والشياطين).

     في الفلسفة الأقدم، في منتصف الألفية الأولى قبل الميلاد، يتساءل تاليتي واناسيماندو واناسميني عن أصل الكون والإنسان ويجدون في الطبيعة كل ما يلزم لتوليد العالم (الماء والتراب والهواء).  هل يمكننا أن نرى صورة للأزلية  في هذه العناصر الأولية؟ ربما، كان اناسيماندو بتتبعه الأثر الموجود في اللغة السامية لكلمة “ابار” والآكادية “ايبرو” والتوارة “عفر” (التراب) مع المصطلح الإغريقي أبيروس apèiros (لانهائي – لا يحصى) كان يريد أن ينقل فكرة الجزيئات التي لا تحصى التي تتكون منها الأرض كمنشأ أساسي لكل شيء؟  فماذا كان يقصد الفيلسوف المليتي؟

     لقد تم  استخدام المصطلح apèiros فيما بعد من أرسطوفان لكي يشير إلى خاتم دون ختم أو شعار (ربما بمعنى مجهول).

فإذا جاز لنا أن نطرح فرضيات يمكننا أن نفكر في أن أناسيماندور ربما قد أراد عمدا أن يترك مقولته غامضة وأنه اختار المصطلح اليوناني apèiros لكي يشير إلى شيء لم يكن يستطيع أن يجربه، شيء لا يمكن قياسه أو سبر أغواره (من peirào: أجرب واختبر وأعرف بالخبرة وجذرها pèira تجربة ومعرفة مكتسبة) ليس لأنه شيء إلهي ولكن لأنه مركب من عدد لا يحصى، لا نهاية له، من الأجزاء.

وهي فكرة، بالمفاهيم المادية، يتلقفها عالم الذرة ديموكريتو.

من ناحية أخرى  فإن الأصل المادي للكون يوجد في الأساطير القديمة: في “إيا” الإله الأكادي للمياه الجوفية “المغذية للأرض” الذي ينفصل عن جزء من الأرض، وفي أفروديت، وهي في الأصل إلهة الماء المخصب، وفي “إيرا” إلهة الأرض اليونانية، وفي “جب” الإله – الأرض في مصر القديمة والذي ولد الإله رع من خلاله علاقته مع نوت.  من الحضارات القديمة جاءت فكرة طبيعية في جوهرها عن أصل الكون والإنسان والذي يتولد من التراب وإلى التراب يعود.  اللانهائي مفهوم هنا بمعنى كمي وليس بمعنى كيفي: فهل هذه هي بدايات اللانهائي في الرياضيات؟ يقال إن فيثاغورس تتلمذ على اناسيماندرو.

     وإلى جانب البحث في الطبيعة تطور بحث أكثر حميمية داخل الإنسان لكي يعرف نفسه. جمع إيراكليتو الحركة المستمرة للأشياء والأعماق التي ليس لها نهاية في كينونة الإنسان: “إنك لن تجد حدودا للنفس، فكلما تقدمت للأمام كلما أصبح منطقها أعمق”، ولكنه توقف أمام غموض وعجز اتصالية “العالم غير الطبيعي المعزول” للنوم.  وفي مواجهة اللانهائي لايراكليتو تقف نهائية بارمنيد المعاصر له، والذي يفهم كينونة الإنسان والطبيعة كحضور ثابت لا يتغير ولا يسمح بعدم الوجود:  ينفي كل إمكانية للتغير.

     إن مرور الزمن الذي نفاه بارمنيد كان معروفا لدى علماء الطبيعة القدماء، والذين لم يكونوا يبتعدون عن المعرفة الحسية لكي يفكروا بالعقل فقط.

منذ البدايات وهناك رصد فلكي و”عرف البابليون بالفعل العلم الذي يدرس، في عرف السماء، تفسير الرسالة التي تصل من النجوم إلى الأرض” وتأسست دراسة نظام الكون مع البدايات المعرفية للرياضيات: كان فيثاغورس ومدرسته يبحثون في بنية كمية ورياضية (وبالتالي قابلة للقياس) عن حقيقة واقع العالم والبشر.  ولكن تقف في مواجهة النظام القابل للقياس للأشياء جميعا فكرة عدم المحدودية، وكانت قد أصبحت الحد الذي جعل القياس ممكنا، واللامحدود الذي يستبعده، يشكلان أول معارضة نشأت منها المعارضات الثماني الأساسية: مختلف، مؤتلف؛ وحدة، تعدد؛ يمين، يسار؛ مذكر، مؤنث؛ سكون، حركة؛ مستقيم، منحني؛ نور، عتمة؛ خير، شر؛ مربع، مستقيم. وطبقا لأصحاب فيثاغورس فإن الحد (النظام) هو الكمال وكل ما يوجد في نفس الجانب من سلسلة المتعارضات هو خير، وكل ما يوجد في الجانب الآخر، هو شر.  فإذا حاولنا أن نمثل سلسلة من المتعارضات في دالة التعارض “المذكر، المؤنت” نجد:

                  الحد                                                    اللامحدود

                  مخالف                                                      مماثل

                  الوحدة                                                      التعدد

                  اليمين                                                       اليسار

                  المذكر                                                     المؤنث

                  السكون                                                     الحركة

                  المستقيم                                                       منحنى

                  النور                                                        العتمة

                  الخير                                                       الشر

                  المربع                                                    المستقيم

     على الرغم من هذا التمثيل الدرامي فإن الصراع بين المتعارضين يمكن أن يتم حله بالتناغم، وهو مبدأ ورابط بين المتعارضين أنفسهم يميل إليه كل شيء.

والتناغم هو “وحدة المتعدد واتفاق المختلف” (فيلولاو، القرن الخامس)، وفي الإنسان: الروح تناغم بين عناصر متعارضة تكون الجسد.

وإذا كان أفلاطون فيما بعد قد عارض هذا الرأي عن الروح لأنه ينطوي على خلودها فإن الفيلسوف نفسه يحتضن فكرة فيثاغورس مقررا أن الرقم هو أساس الفكر الإنساني.  وتجاهل الرقم يمكن أن يعني فقد القدرة على التفكير والحكم فلا يعيش المرء سوى على الأحاسيس والذكريات”. والفكر lògos مؤسس على الرقم، وهو تماثل وعلاقة وتوازي، مرادف للعلاقة وبخاصة العلاقة بين الأرقام.

وهو بالتالي التهيئة العقلانية في أساسها للفكر الذي يجمع بين فيلسوفين وربما يمكن أن نلمح بين التعارضات التي حددها أصحاب فيثاغورس تلك التعارضات بين العقلاني وغير العقلاني (رجل امرأة؟).

مصطلح لوجوس دخل العالم الإغريقي كحقيقة، قانون، عدل، شكل وحيد راقي من الفكر: من ليس له إمكانية الحصول على  الفكر ليس إنسانيا.  وأصحاب فيثاغورس، مثل بارمنيد وايراكليتو وأفلاطون وأرسطو لا يفهمون التساوي الإنساني ومع افتراض وجود الاختلافات فإنهم انشغلوا بتعريف من هو “الإنسان الحق”: وقد عرفوه بأنه الذكر البالغ الحر اليوناني. المرأة والطفل والعبد ليسوا بالتالي كائنات بشرية لأنهم عاجزون عن فهم الإغريقية والخطاب المعتمد على العقل (الفكر).

     يبدو كل هذا أنه لا يأخذ في اعتباره أنه قبل فيثاغورس بقرنين أو ثلاثة قرون، قبل ظهور الفلسفة إطلاقا، كان وجود الكبريات الهندسية غير القابلة للقياس معروفا، ممثلة رقميا بأرقام لا عقلانية.  هذه أرقام لا يمكن تمثيلها بشكل كسور، أي بشكل عقلاني، كعلاقة بين رقمين كاملين.  الضلع والقطر لأي مربع هما كبريات غير قابلة للقياس فيما بينهما، والعلاقة بينهما معرفة بالرمز Ö2. وبنفس الطريقة من المستحيل تعريف العلاقة العقلانية بين الطول في دائرة  ووترها، والذي يتم تمثيله بواسطة الرمز p. وإذا كان أفلاطون لديه إدراك بعملية التقريب التالية التي تميل إلى تحقيق القيمةÖ2 والتي أشار إليها في كتاباته (الجمهورية، 546) فإن أرسطو واقليدس سوف ينجحان في تمثيل الكبريات غير القابلة للقياس من خلال الهندسة وحدها.

في ذلك الوقت كان تمثيل الشيء غير المحدد، اللانهائي وغير العقلاني أكثر سهولة من خلال الشكل الهندسي (المثلث أو المربع أو الدائرة) بينما يبدو عمل الحسابات أشق وأصعب.  والحقيقة أن الإغريق عرفوا النظام العشري، ولكنهم  لم يعرفوا مفهوم الصفر، الذي أدخله العرب فيما بعد.

     وكانت الهندسة في الوقت نفسه عمل الحد واللا محدود.  وكان يتم تعريف حد الأجسام بالهندسة، ولكن مسطحها لم يكن يوصف بخط. وكان الفيثاغوريون يطلقون عليها croià ، أي اللون، لأن كل جسم يمكن رؤيته من خلال تمييزه عن الأشياء الأخرى بواسطة اللون، وحتى أرسطو نفسه كان يقول إن الصفات اللونية للأجسام لا يمكن فصلها عن الحد (péras) وبالتالي عن محيطها الهندسي.

     ويجب أن نتوقف هنا لمناقشة بعض الاعتبارات حول المنهج الذي استخدمه الإغريق في البحث.  نحن ندين لسقراط بالمنهج الاستقرائي، أي الحصول على المفهوم العام من خلال ملاحظة حالات خاصة.  كانت أفكار سقراط ذات طبيعة أخلاقية-عملية وكان من شأنها أن تشير للإنسان العاقل بما يجب أن تكون عليه حياته وعمله بين البشر: لم يكن سقراط ينشغل بالطبيعة، ولم يكن إيمانه الديني شيئا آخر سوى فلسفته نفسها.  وبخلاف من جاءوا بعده مثل أفلاطون وأرسطو فإنه كان يعتبر الإنسان وحدة غير قابلة للقسمة، تتحقق فيه المعرفة باعتبارها من كليات الكينونة والسلوك وليس فقط النشاط الفكري، والفضيلة ليست فقط مجرد توافق مع الآراء الشائعة، وإنما بحث دائب عن القيم التي ترتكز عليها الحياة.   “حياة بلا بحث ليس جديرة بأن يعيشها الإنسان” (أفلاطون، اعتذار سقراط).

وعلى هذا فإن أصل المعرفة عند سقراط هو الملاحظة النقدية للواقع الخاص و”استقراء” المبادئ العامة.  في هذه الخبرة لا توجد سلبية، كما كان رأي الاستويكيين بعد ذلك، ولكن هناك نشاط للفكر الذي يحدد السلوك على أساس المعرفة المكتسبة على أنه نتيجة ضرورية.  حتى الاستوكيين أنفسهم كانوا يلاحظون الواقع ويبنون عليه تجاربهم (الإمبريقية) ولكن هذا كان يتم تلقيه سلبيا وكان تمثيله ينطبع في النفس كأنه لوحة خالية (كليانت داسو).  لا يمكن الحصول من خبرة على مفهوم عام، ولكن فقط “فكرة مشتركة طبيعية عن العام”: فالواقع  يظل دائما ذاتيا.

وفي نفس تلك الفترة (القرن الثالث قبل الميلاد) تطورت في مصر مدرسة الإسكندرية العلمية، والتي شارك فيها عالم الرياضيات اقليدس، والذي كان أول من طبق بطريقة صارمة المنهج الاستقرائي في البحث العلمي، ولم يسبقه سوى أرسطو في “اورجانون”,  لم يكن إقليدس في حاجة إلى أن يلجأ إلى الخبرة ويبين كل نظرية منطلقا من النظرية السابقة ومن تلك يصعد إلى الأخرى حتى يصل إلى المبادئ الأولية التي يمكن أن تتضح من تلقاء نفسها أو لا تتضح مطلقا، ولكنها ضرورية في البناء الرياضي.  ترتكز الهندسة الإقليدية على المنهج البياني الصارم ولهذا اعتبرت أهم العلوم لوقت طويل.

وبإتباع هذا المنهج كتب اقليدس أيضا مؤلفا عن نظرية انعكاس الضوء وكتابا عن البصريات أو نظرية المنظور:  “وأقول إن شيئين متماثلين في الكبر يظهران بأطوال مختلفة، ويكون الأقرب هو الأكبر دائما من الأبعد” (البصريات، 6، 2).

بعده صاغ ارستاركو دي سامو نظرية الحركة الدورانية حول الشمس للكون معتمدا على فكرة أنه ليس من الطبيعي أن الشمس، وهي بحجم أكبر من الأرض، يمكنها أن تدور حولها.   وكان الفيثاغورثيون قد افترضوا دوران الأرض حول جسم مركزي (النار المنشئة) بفضل ملاحظاتهم الفلكية، ولكن عندما أعلن ارستاركو نظريته، مفترضا الحركة السنوية للأرض ومعتبرا أن النجوم باعتبارها أجسام ثابتة حول كرة ثابتة بوتر كبير بلا نهاية هاجمه كليانت بشراسة مطالبا بمحاكمته بتهمة الكفر لأنه حاول أن ينقل “مركز الكون”.    وفي النهاية، في عام 1400 وضع كوبرنيكو نهاية لكل شك حاسما بشكل نهائي النظام الجغرافي المركزي الذي كان يرتبط بتفسير حرفي للنص المقدس، ولكن قبله أدان اللوثريون ثم بعد ذلك الكنيسة الكاثوليكية نظرية كوبرنيكو باعتبارها “فلسفة عبثية وكافرة شكليا”: وتراجع جاليليو وعوقب جوردانو برونو بالمحرقة.

     استمر تطور مدرسة الإسكندرية مع أرشميدس وإيراتوستين الذي ألف مصنفا كبيرا في الجغرافية المنهجية:  بدأ يلاحظ الأرض ويضع تعريفا في كتاباته لفضاءات البشر.

كان الإسكندر المقدوني قد هزم الفرس ووحد الشرق والغرب واندفع حتى الهند معتبرا إياها نهاية العالم.

 وتأسست الثقافة اليونانية والشرقية على أساس العالم الهيلينستي، حتى وإن كان البحث العلمي يبدو أكثر حرية في مصر منه في اليونان، حتى أن العلوم الطبية ترسخت وتقدمت في الإسكندرية بفضل تشريح الجثث والتي كان يسمح بها هناك على عكس اليونان.  كانت المدرسة الطبية السكندرية على خلاف واضح مع أي جمود علمي.

     في القرنين الأخيرين قبل الميلاد لم تكن الثقافة العلمية تحتل الأولوية ولم تكن تشغل سوى دائرة ضيقة من المفكرين.  كان الشعب حساسا وخاصة تجاه الممارسات السحرية والدينية القادمة من الشرق، وكان لوكرتسيو كارو يحاربها بلا هوادة،  بدأ ديوانه De rerum natura بنشيد لفينوس يمدح فيها شخصية ابيقورو.  كان لوكريتسيو بشعره المتألق يحاول أن يحرر الطبقة الحاكمة في روما من الشعوذة ومن الأعمال الشنيعة التي تقوم بها (تضحية إيفجينيا) ويقنعها بالطبيعة الفانية للجسم والروح تنتشر في الجسم كله فتسمح له بالفهم والإحساس.  الروح والجسد، اللذين يتكونان من ذرات، هالكان، ولهذا فإن خوف الإنسان من الموت سخيف، وكذلك خوفه من العقاب بعدها: عندما يدركنا الموت فلن نكون موجودين بعد.

      وجاءت نهاية هذه التأملات والملاحظات المتحررة من الدين بظهور المسيحية.  حتى مدرسة الإسكندرية نفسها تحولت إلى مدرسة دينية وعاد التفكير الفلسفي إلى الوراء لكي يرجع إلى أفلاطون، رغم أن الدراسات العلمية في مصر استمرت نشيطة.  وتطورت الكيمياء بفضل ماريا العبرية وكليوباترة نفسها وزوسيمو دا بانوبولي والأخت تيوزبيا.  وتولت إيبازيا وهي في سن الواحدة والثلاثين من عمرها إدارة المدرسة الأفلاطونية الجديدة في الإسكندرية وأجرت دراسات في الرياضيات والهندسة والفلك والميكانيكا والتكنولوجيا التطبيقية.  وجمعت في عمل من ثلاثة عشر جزءا جميع المعارف الرياضية والفلكية في عصرها واخترعت مقياس الهواء الذي يحدد الوزن النوعي لسائل والإسطرلاب المسطح الذي يتكون من اسطوانتين معدنيتين مخرمتين يدوران واحد فوق الآخر، وكان يستخدم لحساب  الوقت ولتحديد موضع الشمس والنجوم والكواكب.  مثل هذه الحرية في البحث العملي، إضافة إلى من كانت تجريها امرأة مستقلة الحياة، ملتزمة سياسيا، لم تكن تتوافق مع المعتقدات الدينية الناشئة.   وفي عام 412 تمكن الأسقف تشيريليو الذي أصبح بطريرك الإسكندرية من التدخل بمهارة في الصراع الاجتماعي الحادث بين العرقيات المختلفة في المدينة، وبعد طرد اليهود بدأ عملية تطهير من الأفلاطونيين الجدد الخارجين على الدين.  ماتت إيبازيا عام 415 على يد جماعة مسيحية نصبوا لها كمينا وذبحوها.

     تطورت الفلسفة في البداية كفلسفة كنسية ثم كمدرسية وكان أصحابها يبحثون في مسائل طبيعة الرب ومصير الإنسان والخير والشر.  وكان فعل الرب هو lògos ولم تعد الفلسفة مهيأة لصياغة علوم وأفكار جديدة ، وإنما لفهم الحقيقة التي أنزلها الله في الكتب المقدسة. واستبعدت الديانة المسيحية بنفس المبدأ البحث وفرضت نفسها كقبول لمجموعة من المعتقدات المفترض صحتها سلفا لأنها مشهود لها من فوق.

وانشغل اجوستينو الذي أصبح أسقفا على إيبونا عام 395 في الدفاع عن الفكر المسيحي ودخل في جدال مع النزعة اللادينية حول  أصل الشر ومع مذهب بلاجو والذي كان يعارض ذنب الخطيئة الأولى.  ويرى أجوستينو أن قوة الإنسانية قد أضعفتها الخطيئة الأولى حتى أصبحت عاجزة عن مقاومة الشر إلى الدرجة التي يستحيل فيها الأمل في النجاة إلا بتدخل إلهي غير عادي.  وراحت رؤية الإنسان تزداد تشاؤما أكثر وأكثر.

     ودفع سقوط الإمبراطورية الرومانية والخوف من وصول شعوب جديدة من الشمال إلى فكر ديني لم يعد يبحث في أي شيء. وفي عام 476 أسقط اودواكري آخر أباطرة الرومان الغربيين وفي عام 529 أغلق الإمبراطور جوستينيانو أكاديمية أفلاطون القديمة وصادر ممتلكاتها: إنها العقبة الأخيرة أمام تأكيد القسطنطينية مركزا ثقافيا وروحيا جديدا للإمبراطورية المسيحية الشرقية.

وخلال العصور الوسطى المتقدمة عهد بالنهضة الثقافية البطيئة كلها إلى التنظيم الكنسي، أي الرهبان والأساقفة.

     وفي عام 570 ولد النبي محمد، والذي نشر في العالم التعاليم السماوية التي أنزلها  الله عليه فيما بين العام الذي بدأ فيه نزول الوحي عام 610 وحتى وفاته عام 632.

كان محمد يحلم في شبابه بعالم مختلف، وتحققت أحلامه في سنين نضوجه، وفي كهولته الصارمة، التي عاش فيها مع زوجاته، والتي استطاع فيها أن يطوي تحت جناحه من كانوا يوما أشرس أعدائه.  إن حياة المسلم لا يجب أن تكون حياة معاناة، وإنما يجب أن تميل إلى تحقيق الذات تحقيقا كاملا، حتى في الجنس (لا رهبنة في الإسلام). فإذا كان الإنسان في المسيحية مخلوقا على صورة الله وشبهه، ففي الإسلام ليس هناك أي شبه بين الإنسان والله:  فالله في الإسلام لا يتجسد وكل صفة له “أكبر” بصفة مطلقة من الصفات البشرية:   أي أنه مختلف اختلافا لا نهائي عن الإنسان.  ولا يستطيع الإنسان إلا أن “يتماهى” في الاتساع الإلهي غير المحدود، في علاقة مباشرة، دون وسيط كهنوتي.  ومصطلح اللانهائي في الإسلام مصطلح “غير محدود التعريف”، كيان بلا حدود مؤكدة، ولا يمكن قسره في حدود صورة محددة المعالم، بينما يرتبط مفهوم الخلود ارتباطا واضحا بالحياة المقبلة بعد الموت، أو بعقاب خالد للمخطئين.  أما الجزاء  الذي أعده الله للمؤمنين من الرجال والنساء فهو بلا حدود.

وفي المسيحية ذات الأصول الإغريقية فإن الصورة الإلهية محددة وإنسانية والأيقونية جزء لا يتجزأ من العبادة.  واللانهائي المسيحي يتجسد بصفة خاصة في الحياة الأخرى، وبصفة خاصة في خلود العقاب في السعير.

وحياة الإنسان نفسه هي إحدى عواقب العقاب الخالد المترتب على الخطيئة الأولى في الديانة المسيحية.  ففي القرآن تختفي المسئولية النوعية لرفيقة آدم في عصيان الله، وتنتقل إلى الشيطان، ويعاقب الله آدم في حياته على الأرض، وهذا حقيقي، ولكن لأنه الرحيم فهو يمنحه المغفرة والحياة السعيدة جزاء إيمانه (صورة البقرة).

والمرأة، وهي المخلوق الأدنى في العالم الإغريقي والروماني، لا تجد تعويضا في المعتقد الديني المسيحي الجديد الذي يتم تقديمه كاستمرارية وثيقة للأفكار الأرسطية والأفلاطونية.  وطبقا لتصور حديث تم طرح فرضية أن الرجل، الذي كان يتم تمثيله قبل الفلسفة اليونانية كشاب جميل موهوب للحب (ربما كانت قصة الحب والنفس من أصل فارسي) ربما يكون هو الذي يثير أزمة الفتاة (بسيكه أو النفس تضيع أمام الجمال “المحسوس” للمحب وتجرحه جرحا عميقا بزيت القنديل الذي يغلي)؛  ولكن الرجل هو بعد ذلك الذي يدخل في أزمة ويتحول إلى حيوان (قصة الجميلة والحيوان) عندما يحقق هويته الإنسانية كعقل مفكر، وبالتالي يصبح الإنسان هو الرجل وحده وحسب.   يمكن للرجل أن يتحول  إلى “حيوان” عندما ينكر على المرأة هويتها البشرية. وهي فرضية خلابة إذا فكرنا أن من النتائج المباشرة للفكر اليوناني والمسيحي الكاثوليكي هو أن الإنسان النقي يجب أن ينأى عن العلاقات الجنسية التي تفسده (الدعوة إلى عزوبية القساوسة) أو تكريس العلاقات الجنسية للتكاثر والإنجاب في إطار الزواج، أي قسرها على الغاية والمنفعة.  والمرأة هي من جانب منجبة، ومن جانب آخر شيطان الإغراء (حواء).

في النقلة ما بين الألفية الأولى والثانية كانت النساء اللاتي كن من قبل جامعات الأعشاب الطبية وممارسات الطب وخاصة في طب أمراض النساء والولادة، اتهمن فجأة بتكوين جماعات السحر للإتيان بأعمال شريرة.  كانت ممارستهن العاطفية التي ترتكز على المشاعر وعلى العلاقات بين البشر قد بدأت تثير الخوف لأنها فهمت على أنها سلطة غامضة لا تعرف حدودا.

     وفي نفس الفترة بدأ شيء آخر يثير الخوف: العالم الإسلامي الذي امتد وتوسع بين القرنين السابع والعاشر ومد حدوده لتشمل شمال إفريقيا وأسبانيا، ويتوغل في فرنسا  وإيطاليا، ويمتد عبر الصحراء العربية والشرق الأوسط كله ويصل إلى أفغانستان الحالية.

” كان هناك ذات يوم عند منتصف القرن الثامن شاب شجاع اسمه عبد الرحمن، ترك بيته في دمشق، قلب الإسلام في الشرق الأدنى، وبدأ رحلته في الصحراء الإفريقية بحثا عن ملاذ. فدمشق كانت قد أصبحت مجزرة لعائلته، العائلة الأموية، التي كان لها الفضل في خروج المسلمين صحراء شبه الجزيرة العربية إلى وادي الهلال الخصيب:   أبادهم العباسيون جميعا إلا هو، وأقاموا الإمبراطورية العظمى التي كانت تسمى “دار الإسلام”.

والشاب عبد الرحمن، ابن امرأة بربرية، كان يبلغ من العمر 20 سنة عندما وصل المغرب عام 750 في أقصى الغرب.

ومن هناك عبر جبل طارق ورسا في الأندلس، ولم يلبث سوى 7 سنوات حتى غزا قرطبة: وجعل منها عاصمة للدولة الأموية الجديدة.  كان الأعداء العباسيون خلال ذلك الوقت قد نقلوا عاصمة الدولة الإسلامية من دمشق إلى بغداد وامتدت مملكتهم حتى الهند، وفي وقت كانت فيه الثقافة الإغريقية الرومانية في عصر الظلام،  كان العصر الذهبي للتكامل الثقافي يزدهر في بغداد.  كان أهل الكتاب يعيشون في سلام مع المسلمين: كان الأسقف المسيحي، مع الوزير اليهودي، يشاركان دون أن يشكل ذلك أية فضيحة في الهيئة الدبلوماسية للخليفة.  إنها المنطقة الوحيدة في أوروبا التي عرفت الازدهار الثقافي العصور الوسطى حيث كانت الإمبراطورية الإسلامية تحتل فيها ما يقارب نفس حدود الإمبراطورية الرومانية في البحر المتوسط في القرن الثاني.  فمع البضائع التي كان يتم تحميلها عبر حركة السفن الكثيفة كانت تصل من بغداد الترجمات العربية للنصوص اليونانية القديمة والأعمال الطبية الكبرى هدية للبيزنطيين.  وفي تلك الفترة (القرن التاسع) ترجم روبرت كيتون وهو مستكشف ودارس عمل في مكتبات طليطلة، إلى اللغة اللاتينية كتاب “الجبر” الذي ألفه الخوارزمي، والذي ترجمه روبرت “اللوغاريتم” فأدخل إلى أوروبا اللاتينية “نظام الأرقام العربية”. هذا النظام الذي كان تعديلا  للنظام الهندي، وقد جعل من الممكن أداء العمليات الحسابية المعقدة بفضل استخدام الصفر الذي لم يكن النظام اللاتيني يعرفه. وكانت مكتبة قرطبة الرائعة المدهشة تحتوي على ستمائة ألف كتاب في وقت كانت أكبر مكتبة مسيحية في أوروبا لا تحتوى سوى على أربعمائة.

وهكذا تحول الأندلس إلى قلب الثقافة الأوروبية في القرن العاشر.

     وفي غضون أعوام قليلة انتشر الحديث بالعربية واللاتينية من جانب معظم سكان الأندلس: ” آه! إن الشبان المسيحيين الموهوبين يقرءون ويدرسون النصوص العربية بحماس، ويقتنون مكتبات عربية ضخمة باهظة الثمن، ويحتقرون الأدب المسيحي ولا يعتبرونه جديرا بالاهتمام. نسوا لغتهم.  في مقابل كل شخص قادر على كتابة خطاب لصديق باللغة اللاتينية كان ألف يستطيعون التعبير بلغة عربية أنيقة ويكتبون القصيدة بهذه اللغة أحسن من العرب أنفسهم. ” (باولو الفارو، أديب مسيحي من القرن التاسع).

     بعد ذلك بأربعمائة سنة، أصبحت الحمراء، في المدينة الرائعة المحصنة غرناطة، آخر معاقل المسلمين في الأندلس، مقرا لملوك أسبانيا الكاثوليك.  كان محمد الحادي عشر آخر ملوك الناصرية قد سلم لإيزابيللا القشتالية وفردنياند الأراغوني مفاتيح المدينة في مقابل ضمن حرية العبادة لليهود والمسلمين.  بعد ثلاثة أشهر فقط من اتفاقية التسليم صدر قانون بطرد اليهود وأجبر المسلمون على اعتناق المسيحية وتم تحريم قراءة الكتب وأحرق الكثير منها.

     وفي عام 1492 ومن ميناء بالوس أقلعت ثلاث سفن وعلى متنها مترجم يهودي كان من المؤكد أنه يعرف اللغة التي يمكن  فهمها في الهند: اللغة العربية. كان كرستوفر كولمبوس يريد أن يعبر حدود العالم ويكتشف “مكانا غير محدد”:  Apeiràie هكذا كان يسميها هوميروس، موطن الخيال.

كارلا زيفيريني