Dopo due anni Roberta Pugno torna a Latina con una nuova e interessante esposizione, ”Cartadiluce”. Conoscendo la specificità dei suoi lavori ci darebbe qualche indicazione su questa mostra e perchè ha scelto come titolo “Cartadiluce”?

La rassegna a cui sono stata invitata, MADonpaper prevede l’uso della carta, una scelta legata al fatto che lo spazio espositivo si trova all’interno di una libreria. Ho lasciato da parte tele, materia e forme stratificate e mi sono dedicata al nuovo supporto, mio antico amore, che con la sua distesa bianca chiede un lavoro di velature e di presenze vibranti. Si deve procedere con successive forme in controluce. Non so, ma vivo il rapporto con la carta come un essere abbagliati dal sole, un uscire dalla caverna. In questa ottica, forse, e ne sono felice, la tela è dipingere la caverna

Qual’è il suo rapporto con l’arte?

L’arte non rappresenta ciò che è, né tanto meno ciò che è stato, ma ciò che potrebbe essere. Non come previsione del futuro, ma come intuizione del latente e del senso delle cose. L’arte è dare immagini, suono, movimento a dimensioni invisibili. E si può andare anche oltre la splendida proposizione di Paul Klee che dice che l’arte è “rendere visibile l’invisibile”. L’artista deve rendere visibile ciò che non c’è. Che non c’è, e, chiedo scusa per la dialettica verbale, che non c’è mai stato, perché non era stato scoperto perché mai pensato. Ci voleva una mente geniale che scoprisse, e qui andiamo proprio nel difficile, la verità della realtà umana, che dicesse che l’inconoscibile può essere conosciuto e che l’irrazionale non è animalità o pazzia, ma fantasia. Sto parlando ovviamente della “Teoria della nascita” di Massimo Fagioli, una miniera inesauribile di sfide e di stimoli. La scoperta della nascita e della origine materiale della vita umana ha immesso nella storia del pensiero idee rivoluzionarie. L’inconoscibile si può conoscere, e forse l’arte ha sempre cercato di dire questo.

Ci spiega meglio come la sua espressione pittorica si lega alla teoria di Massimo Fagioli?

E’ stata proprio questa straordinaria idea della nascita, nucleo centrale della sua teorizzazione, a spingermi nei primi anni ottanta alla ricerca sulla realtà psichica. Difficile dire in due parole cos’è la “nascita”. Posso dire che essa avviene per reazione allo stimolo luminoso quando giunge alla rètina, per cui il cervello inizia a funzionare e così la fisiologia del corpo e la realtà psichica. La nascita umana è uguale per tutti e ci rende tutti uguali. La nascita è sana. Ci si ammala dopo, purtroppo, se i rapporti interumani sono violenti… ma come ci si ammala così ci si può curare. E’ una teoria positiva e piena di speranza che tra l’altro, e questo mi riguarda, considera il classico binomio arte-pazzia completamente falso. La sanità non è la normalità ripetitiva: è identità, è saper rifiutare il negativo e saper reagire alle avversità, è avere un rapporto se non proprio creativo almeno costruttivo con la realtà.
E così, quando riesco a tenere il filo con la prepotenza di questa teoria che butta a mare in un sol colpo ragione e religione, questo filo rosso di Arianna mi fa muovere nel silenzio. E in punta di piedi posso scivolare tra idee senza immagine come “ricreazione”, “vitalità”, “memoria fantasia”…
Tento di dare forme e colori all’incertezza e alla certezza, al rapporto e alla separazione.
E’ nella ricreazione della nascita e nella dialettica del rapporto la fonte infinita che si può raggiungere quando non hai più nessuna paura. Perchè la paura rende immobili, al più ti fa costruire nello spazio le belle figure della realtà percepibile con le sue tre dimensioni.
Il coraggio invece dà movimento, anzi, il coraggio è movimento. E sappiamo che l’arte vuole dipingere proprio il movimento del tempo.

Quando ha cominciato a dipingere? Che percorso ha seguito?

Da ragazzina ho avuto la fortuna di frequentare alcuni grandi pittori e scultori. Stare vicino a loro mi dava gioia. Erano le persone più libere che conoscessi. Vedevano il mondo dall’alto e non subivano (così pensavo) condizionamenti da nessuno. Al contrario della loro apparente scontrosità, mi sembrava amassero, non so… tutto il genere umano.
“Voglio essere libera come loro” mi ripetevo. E con il massimo impegno possibile mi mettevo a studiare. E a togliermi una ad una le paure, i sensi di colpa, le negazioni.
All’inizio dipingevo universi di colore, mondi magmatici, velature che si sfioravano, sagome incerte da cui affioravano segni e piccole linee. Forse erano già i mondi infiniti di Giordano Bruno, forse era l’utopia di libertà di tutti gli adolescenti.
O forse era tutto esterno e l’infinito interno continuava a terrorizzarmi.
“Oltre le lune e gli uragani” fu il titolo della prima grande mostra a Firenze. E quando nel 1989 mi invitarono ad esporre in Germania opere che “parlassero di me” diedi il titolo “Fast wie eine Meduse”, quasi una medusa, medusa di mare. Il cielo era infinito, anche il mare era infinito, ma dentro di me c’erano impercettibili gocce di veleno paralizzante.
Negli anni ’90 vennero le grandi mostre in Istituzioni e Musei, spesso con indicazioni precise sul tema intorno a cui lavorare: “Matilde signora degli scudi” per il Castello di Canossa, “Gilgamesh re di Uruk” per il Museo delle Mura Aureliane, “Ladri di fuoco” in Belgio, e ancora “Le audaci imprese io canto” per la restaurata casa di Ludovico Ariosto a Reggio Emilia.
Ma dai mondi e dagli abissi del mare erano iniziate ad uscire nuove ombre e presenze seduttive: sciamani, eroi, personaggi coraggiosi che sfidavano l’ignoto. Comparvero grandi volti di donna, sorrisi socchiusi, sguardi leggeri. Non sapevo che cercavo l’immagine femminile, la mia… e quella degli eroi.
Poi nel 2000, per il 400° anniversario del rogo di Giordano Bruno, mi sentii pronta a lavorare intorno ai grandi temi della sua filosofia. Ma a Roma nel 2000 c’era il Giubileo da festeggiare, e la mostra fu cancellata. Riuscii a portarla tre anni dopo al castello Aragonese di L’Aquila.
Sono poi seguite le mostre istituzionali in cui cercavo di andare sempre più a fondo nella ricerca: la realtà psichica come vera forma di conoscenza, l’origine dell’immagine e il suo legame con la scrittura, il rapporto uomo-donna. Ecco allora le tre ultime esposizioni presso sedi istituzionali di grande prestigio: “Materia energia pensiero” a Palazzo Valentini nel 2008, “Nasce da dentro” a Palazzo Venezia nel 2009 e poi “A l’infinito m’ergo” a Castel Sant’Angelo.

In che modo dipinge?

Non uso cavalletti ma dipingo con la tela a terra. Così ci posso girare intorno sovrapponendo strato su strato. Detesto gli assi cartesiani, non voglio un orizzonte né forze di gravità. Il sopra, il sotto, il misurabile e la nitidezza riguardano il rapporto uomo-natura. La coscienza conosce solo le figure delle cose e l’apparenza non mi interessa. Così mi sono inventata questo lavorare a spirale intorno all’immagine che cresce come per conto suo e a me sembra di non avere pensieri ma solo materia e colore che escono dalle dita.
Un’opera è riuscita se non la riconosco come mia, come se fosse stato un altro a farla. E’ riuscita se comprendo dopo, cosa ho dipinto, cosa volevo dire. Il che succede anche dopo mesi o anni. Tra inconscio e coscienza ci deve essere separazione, non la scissione come ci hanno insegnato. Ecco allora che ci si trova immersi in quello “stato sognante” che può andare avanti per moltissime ore in un isolamento quasi ipnotico. E non solo non ci sono i pensieri, non c’è neppure il corpo. Forse è la tela la nuova pelle.

Nella presentazione dell’iniziativa abbiamo letto che “c’è una frase incisa nel rosso che, come un filo di seta, cuce tra loro le opere”. Ci spiega cosa vuol dire e quali sono i significati?

Ho intrecciato le nuove immagini ad una potente frase: La nascita umana / è pensiero / è immagine / per trasformazione / della realtà biologica.
Come ho tentato di dire prima, pensiero e immagine iniziano quando inizia la vita ed emergono dalla realtà biologica: la vita e il pensiero nascono dalla materia. Accade una trasformazione per cui compare, proprio per reazione allo stimolo luminoso, una cosa che prima non c’era: la vita.
Nel mio totale ateismo posso dire che l’essere umano nasce per un incontro straordinario tra diversi elementi. “Materia energia pensiero” dice Massimo Fagioli.
Non so. Per tornare al rapporto tra arte e ricerca psichica mi viene da dire che è come se la fantasia e la creazione artistica facessero magicamente il percorso opposto: sentire il movimento invisibile dell’essere umano e renderlo materia. Per tutti.

Intervista di Licia Pastore in “Specchio quotidiano. L’informazione online innovativa”, a cura di Renata Tomasini, 7 marzo 2012,
in occasione della mostra CARTADILUCE, la Feltrinelli di Latina, febbraio-marzo 2012